Dillo con un’emoji
Per il World emoji day 2021 (17 luglio) proviamo a rispondere alla domanda “emoji sì, emoji no?”.
Quali sono i tre livelli per una comunicazione efficace?
Lo sanno tutti: comunicazione verbale, comunicazione non verbale, comunicazione paraverbale.
E poi?
Ah già, le immancabili emoji!
Se parliamo di digital e soprattutto di social media sappiamo che prima o poi ci si imbatte sulla questione “emoji sì, emoji no”. Quale è la soluzione del dilemma?
Nate agli inizi degli anni ’80 dall’intuizione dello statunitense Scott Fahlman, professore di informatica alla Carnegie Mellon University, per distinguere i messaggi seri da quelli più ironici e scherzosi, hanno spesso semplificato la comunicazione scritta.
Pensaci bene, ci sei passato anche tu quando le utilizzavi negli sms invitati da quell’arma di distruzione/comunicazione di massa chiamata Nokia 3310.
Quanti problemi ti hanno risolto?
Con quanta facilità potevi esprimere le tue situazioni emotivo-affettive?
Merito dell’ingegnere giapponese Shigetaka Kurita che negli anni novanta ne ha definito il design così come lo conosciamo oggi con lo scopo di fornire rappresentazioni visive capaci di raccontare emozioni.
Attualmente ce ne sono delle più disparate e arricchiscono e colorano sempre più le conversazioni: oltre alle espressioni facciali esprimono anche gesti manuali, animali, cibo, persone, sport, località, paesaggi e architetture di vario genere (sì, quelle sacre e quelle profane).
Insomma, ce ne sono per ogni esigenza e non possiamo più farne senza. Si stima che circa il 92% della popolazione online ne faccia uso: circa metà dei testi su Instagram è composto da emoji. L’uso delle reaction su Facebook completa il quadro.
In questo contesto osserviamo che oggi la maggior parte delle relazioni si basa su una comunicazione mediata, scritta perlopiù. Questo, soprattutto nel digitale, porta a perdere quegli indizi non-verbali che caratterizzano la comunicazione interpersonale face to face.
L’uso delle emoji va a compensare proprio questa perdita: accentuano il tono di un messaggio, rendono emotivo un testo.
Fin qui un po’ di storia e di teoria, ma torniamo alla nostra domanda: in comunicazione “emoji sì, emoji no”?
Si possono utilizzare per promuovere un brand?
Sì! O meglio, dipende.
Partiamo da un presupposto: hanno lo scopo di completare il messaggio in maniera intuitiva e di facilitare la comprensione da parte del target. Ma dipende sempre dal contesto, ça va sans dire.
Facciamo un esempio. Nel processo comunicativo di un professionista la cui figura lavorativa ha un ruolo serioso nella società, quasi sicuramente si eviterà l’utilizzo di emoticon. Il rischio è che la sua figura possa essere sminuita.
Per comprendere meglio il concetto di “serioso” facciamo l’esempio del nostro cliente Agenzia Generali Mola di Bari (guarda qui).
In questo contesto abbiamo scelto di utilizzare le emoji per facilitare la lettura e la struttura del testo, rendendolo più intuitivo e permettendo a chi legge di individuare le informazioni di interesse già al primo approccio.
Le emoticon scelte danno ordine e trasmettono organizzazione, elemento fondamentale per questo tipo di attività.
Chiaro, no?
Ora facciamo un esempio contrario: un ambito professionale formale ma trattato in maniera leggera (guarda qui)
Per Casucci - Studio odontoiatrico abbiamo scelto di impostare la sua comunicazione in maniera informale e simpatica. In questo ci sono state di grande aiuto le emoji che hanno reso la comunicazione più calda e coinvolgente.
Vuoi vedere che andare dal dentista non è poi così male?
Ma se, in base al target e agli obiettivi, si sceglie un tipo di comunicazione totalmente informale, le emoticon possono giocare un ruolo di rilievo nella creazione della brand identity.
La scelta di quali utilizzare deve essere accurata per fare in modo che rispecchino la natura del business che si sta promuovendo: all’interno del messaggio devono risultare naturali, comprensibili al volo e senza forzature. Scegli bene il tone of voice e le emoji ti aiuteranno ad avvicinarti al tuo potenziale cliente in men che non si dica.
Come in questo caso: ispirati dal “less is more”, per la campagna di lancio di Girotondo - Burger e Pale (leggi qui la case history) a Matera, abbiamo scelto di trasmettere un messaggio in maniera molto semplice. Emoji e card (guarda qui).
Volete un ultimo esempio? Bene, procediamo.
Visual o utilità? Entrambe. Con le emoticon puoi gestire un elenco di azioni o di prodotti in modo facile, intuitivo ed efficace. Fornisce colore al post, lo rende visivamente attrattivo per chi guarda. Per raccontare le azioni da compiere durante la preparazione di un piatto di Osteria 84 abbiamo fatto ricorso ad emoji che ben le rappresentassero (guarda qui). Il risultato è stato efficace e di facile comprensione in maniera trasversale.
Dunque la risposta alla nostra domanda “emoji si, emoji no?” è semplice: definisci l’identità del tuo progetto, studia in target e struttura il messaggio nella maniera giusta. Infine scegli quelle giuste per accrescere l’awareness del tuo pubblico e crea il giusto engagement.