We can fluid. Marketing di genere q.b.
Hai mai sentito parlare di marketing di genere?
Ok, facciamo un esempio: “PINK IT, SHRINK IT” è una strategia di comunicazione che letteralmente significa “rendilo rosa, rimpiccioliscilo”.
Ovvero, secondo questa tecnica, per rendere appetibile un prodotto anche al pubblico femminile basterebbe farlo rosa e più piccolo.
Preconcetto, stereotipo, luogo comune? Chiamatelo come volete ma oggi questa teoria è sicuramente superata.
Oggi il marketing di genere ha completamente cambiato direzione. È, come direbbe Bauman, liquido (o come dicono quelli bravi “fluid”) perché non tiene conto del sesso biologico di chi compone il target market ma degli interessi di ciascuno di noi. In base a ciò anche gli strumenti pubblicitari si adattano e cambiano a seconda dei comportamenti di consumo e di acquisto delle varie buyer personas, delineando diversi prototipi di acquirenti.
Allora, che si fa?
Ecco alcuni consigli utili su come usare il marketing di genere:
- Butta via i cliché. Mantenere le vecchie identità di genere nella tua brand purpose potrebbe generare una simpatica shit storm. Quindi fai poco il macho, sii bilanciato.
- Crea un’offerta individuale. Studia ogni persona per quella che è, scoprendone bisogni e necessità soggettive.
- Fino a poco tempo fa su diversi prodotti compariva “for him” o “for her”, ricordi? Bene, oggi ti consigliamo di usarlo solo quando parli di beni che si differenziano in base alla composizione chimica. È questo il caso di deodoranti o profumi.
- Essere inclusivi è la cosa giusta. Nella vita, come nella comunicazione, dobbiamo guardare lontano e non etichettare i consumatori in categorie predefinite.
E quindi?
Significa che la pubblicità cambia. I messaggi che ieri parlavano ad un solo genere oggi allargano i loro orizzonti e il mercato di riferimento.